Forse soltanto pochi sanno che Giuseppe Verdi, quand’era ancora bambino, apprese i primi elementi della musica da un frate francescano del convento di Busseto.
Lo attesta lo storico P. Teodosio Lombardi: “In una stanza vicina alla porteria del convento, P. Lorenzo da Terzorio aveva aperto una scuola di musica per i bambini del luogo. Tra gli scolari che la frequentarono vi fu Giuseppe Verdi che, nato a Roncole, a tre chilometri da Busseto, vi si recava a piedi per apprendere i primi elementi”.
Divenuto maestro organista ritornò più volte nella chiesa francescana di S. Maria degli Angeli per suonare l’organo. Conservò buone relazioni anche coi frati di Cortemaggiore, dove era di famiglia Padre Lino, che conservò un ottimo ricordo del celebre maestro.
Lo conferma l’iniziativa di portare i suoi ragazzi del Riformatorio Lambruschini in gita a visitare i luoghi verdiani.
I particolari di questa gita sono descritti da P. Teofilo Cavalli: “Il programma dettagliato della gita, che era stato predisposto da P. Lino, comprendeva la visita alle reliquie verdiane e pranzo a mezzogiorno nel convento francescano. Alle Roncole visitarono la casa natale del grande musicista: una casupola protetta da una tettoia che da un lato giunge fino a terra. Poi passarono a S. Agata ad ammirare la villa e il laghetto che si snoda sotto gli altissimi alberi tracciando una “G” e una “V”, le iniziali del sommo musicista.
Nessun incidente venne a turbare la gioia della giornata. La comitiva, dal momento che si era messa in cammino, non aveva mai smesso di cantare…
Nel ritorno da Busseto a Parma, in quel tardo pomeriggio, si videro scene piuttosto singolari ed estremamente commoventi.
Ogni piccola stazione era affollata di gente che si accalcava sotto la tettoia; altra, lungo il sentiero erboso, in attesa voleva salutare Padre Lino. Rivederlo, incontrare almeno una volta questo famoso frate. Appena il treno si fermava rimaneva irrimediabilmente bloccato dalla gente che indugiava sui binari: chi sventolava fazzoletti, chi elevava grida di evviva e di saluto.
Padre Lino, affacciato al finestrino, dava udienza a tutti. Ad una stazioncina, una signora si precipitò sotto il finestrino e sollevando in alto una bimba di quattro anni, gridò: “Ecco, Padre, la bambina che mi ha affidato! La guardi come si è fatta grande. E’ stata per me un regalo. Mi dona pace e felicità. Eccola, la benedica!. La bimba spediva baci al buon Padre con due mani. Padre Lino, commosso, le toccò i riccioli biondi e la benedisse.
La sera di quella giornata, Padre Lino uscì dalla stazione di Parma a testa bassa. Si sentiva colpevole, come colto in fragrante: per colpa sua il treno aveva subito un ritardo di due ore”.