Mussolini conquista il potere ovunque in Italia. Di lì a qualche mese sarà la Marcia su Roma a sancire il nuovo ordine.
Ma nell’agosto del ’22 la città di Parma si oppone – unica in Italia – alle Camicie Nere di Italo Balbo, organizzando la resistenza armata, scavando trincee e innalzando barricate e postazioni in tutto l’Oltretorrente e nella zona di Borgo del Naviglio, di fianco alle carceri.
È un testimone a raccontare: “Ero in compagnia di Padre Lino, in strada S.Anna, diretti alle carceri. Si sentivano colpi di fucile a brevissimi intervalli, come di botta e risposta dalla zona del Naviglio. Mi fermai spaventato ma Padre Lino volle proseguire. Lo seguii per pochi metri, fino a quando non ci fermammo interdetti nel bel mezzo della strada tra il fischiare delle pallottole. Poi udii una voce gridare: “Non sparate! E’ Padre Lino”. La sparatoria cessò all’istante e noi proseguimmo.
E anche la città, dopo cinque giorni di battaglia ed il ritiro delle Camicie Nere, piangendo i suoi morti, tornò lentamente alla normalità.
La carità di Padre Lino chiedeva ai neri di assistere le famiglie dei rossi, esigeva dai rossi di considerare fraternamente i neri. Parlò sempre di dignità dell’uomo. “Non fece mai prediche, né riscrisse il catechismo. Chi voleva poteva capire dalle opere che il suo datore di lavoro era Cristo”.