Per trenta anni lo si vide di giorno e di notte fare la spola fra Parma Vecchia e l’Oltretorrente, carico di involti e di fagotti, su e giù per le scale dei ricchi e per le scale dei poveri, accattone e soccorritore per amore di Dio.
“Se accetta di mangiare a casa del ricco, dopo un po’ si schermisce. Dice di non avere appetito, eppure si era servito con grande abbondanza di tutto. Ormai lo sanno. Tra un attimo chiederà di portare le pietanze con sé. Toglie di tasca una carta oleata, ci ripone bistecche, polli, contorno, formaggio, frutta, pane. Ha con sé anche delle boccettine per il vino e per l’olio…” Poi riattraversa il torrente. E non è che si presenta al letto dell’ammalato o alla vedova che ha i bambini affamati recando gli avanzi suoi o del ricco, così come li ha impacchettati. Dalle tasche del suo saio – e sono tanti i testimoni che lo ricordano – escono i viveri ma preceduti da un piatto, un bicchiere, le posate e il tovagliolo: dare al povero è la più delicata delle avventure.
“Mi pare di vederlo, Padre Lino. Era brutto come la paura, ma il suo sorriso e la sua affabilità lo rendevano simpatico. Se aveste visto la contentezza di Padre Lino, il sorriso… che aveva sulla faccia quando tirava fuori tutta quella roba che aveva nelle tasche… Pareva che avesse la faccia di un angelo”. (Lino Bertinelli)
Padre Lino accende il sigaro spuntato e riparte verso un nuovo povero. Povero significa uomo solo e senza altra speranza che l’intervento testardo di un frate.
Colma le profonde tasche con l’aiuto della carità e le svuota fino alle briciole davanti al dramma della città miserabile.