Padre Lino amava profondamente i bambini e i giovani, e si adoperò in tutti i modi per accoglierli ed indirizzarli, memore della grande lezione evangelica. Nessuno potrà mai dire con esattezza quanti furono i bambini da lui raccolti per strada o nei tuguri delle case: bambini appena nati, avvolti in luridi cenci, affamati, con la bocca sporca di latte. L’ultimo latte che la mamma aveva loro dato prima di abbandonarli.
Le pagine più belle della sua vita sono legate a storie di piccole creature innocenti.
“Una notte d’inverno una detenuta aveva appena partorito. Il freddo mordeva… Così Padre Lino infagotta il piccolo e, stringendolo al petto, passa di cancello in cancello, di guardia in guardia. Le strade sono deserte, i piedi scalzi sono trafitti dal gelo. Ma c’è una vita da salvare. Padre Lino sa dove dirigersi: bussa ad una casa di tolleranza: “Se non mi aiutate voi – sorelle – chi farà da madre a questa creatura, stanotte?” Le ragazze accetteranno e sceglieranno – per quella notte – di scaldare e vegliare l’innocente.”
Un giorno portò in carcere un bimbo appena nato, nascosto nella tonaca, per accontentare il papà ansioso di vederlo… Non solo cibo, ma un autentico, smisurato amore per la persona, tutta intera, coi suoi bisogni e coi suoi sentimenti.
E quando troverà una partoriente in difficoltà malata di tubercolosi, senza pannolini e il necessario per accogliere la sua creatura, correrà in Convento e lo metterà a sacco e in sacrestia troverà amitti e purificatoi – solitamente usati per il servizio all’altare – che per una volta avvolgeranno una piccola, ma altrettanto sacra, nuova, creatura.
“Un giorno – ricorda Erminia Piccoli – l’ho visto in borgo della Trinità con un fagotto sotto il braccio. – Ma cos’ha Padre? Mi faccia vedere! – Oh, lascia stare, ho fretta, ho premura… – E ho sentito un bimbo che piangeva. Gli ho chiesto, – ma insomma Padre dove andate con quel bambino lì?
– Eh, ha fame anche lui, vado a cercare del latte.
Ho poi saputo che era andato in Comune e aveva messo il bimbo sul tavolo del Sindaco e gli aveva detto: – Io non posso certo allattarlo. Ci pensi lei!”