La chiesa, eretta dal Capo Mastro Gian Domenico Campanini (+1612) su disegno dell’Architetto parmigiano Gian Battista Fornovo (1532 ca. – 1585) risulta opera notevole e di particolare interesse architettonico.
L’esterno è globalmente movimentato: l’ingresso, collocato sull’asse minore, è preceduto da un altissimo porticato a tre ordini, che, ripresi, continuano tutto intorno all’edificio, legandolo in senso orizzontale.
Le cappelle radiali all’esterno, imprimono alla massa della chiesa un’eccezionale accelerazione centrifuga, cui fa da contrappunto la concavità delle pareti poste tra i contrafforti emergenti, che terminano con capitelli di stile ionico.
Il pronao, conforme al disegno del Fornovo, è sorretto da pilastri dorici. Le tre porte della chiesa, disegnate dal Fornovo furono realizzate ad intarsio sotto la direzione di Domenico Campanini Sopra la porta centrale si trova uno stucco di Giacomo Barbieri rappresentante la Madonna Annunziata circondata da 45 angeli sotto lo sguardo di Dio Padre.
La figura interna del tempio viene definita da una ellisse formata da due mezzi cerchi e da due rette del diametro maggiore di 39,097 metri e del diametro minore di 19,062 metri. Calcolando anche la profondità delle cappelle dell’atrio interno e dell’abside si ottiene una profondità di 48 metri e una larghezza di 50.
L’interno è improntato a molta semplicità. Le 49 finestre conferiscono all’ambiente un’atmosfera luminosa e riposante. Architettonicamente non corrisponde al movimento esterno delle masse, ma risulta più manieristico. L’espansione è in senso longitudinale e ritmata da colossali lesene corinzie su cui si innestano i costoloni della volta.
Fra le lesene si aprono dieci cappelle laterali, cinque per parte tra l’ingresso e l’altare maggiore.
Appena dentro la chiesa a sinistra, si presenta una copia, attribuita ad Ignazio Affanni (1828-1889), della famosa Annunziata dipinta dal Correggio nel 1520 per la primitiva chiesa fuori Porta Nuova da dove fu trasferita nella chiesa nuova dopo il 1546 per poi giungere nel 1875 alla Galleria Nazionale di Parma.
A destra, vi è una grande tela di Biagio Martini (1815), nella quale il Console Astagio ordina che il cadavere del Martire Gervaso venga trascinato sotto gli occhi del più giovane fratello San Protaso per costringere quest’ultimo a sacrificare al simulacro di Giove. Sotto, Ecce Homo, terracotta policroma di Giuseppe Sbravati. Le acquasantiere in marmo sono del secolo XVII.
Nel primo pilastro, in alto, sono inseriti due affreschi seicenteschi, attribuiti a Giulio Orlandini, con San Girolamo e l’evangelista San Luca.
Prima Cappella a destra.
Sull’altare un quadro con San Giovanni Battista di scuola emiliana del secolo XVII. Nelle nicchie alle pareti le statue del Beato Giovanni Buralli da Parma e di San Giuseppe. Il fonte battesimale è stato disegnato da Camillo Uccelli.
Sull’altare un quadro con San Giovanni Battista di scuola emiliana del secolo XVII. Nelle nicchie alle pareti le statue del Beato Giovanni Buralli da Parma e di San Giuseppe. Il fonte battesimale è stato disegnato da Camillo Uccelli.
Seconda Cappella a destra.
Sull’altare la tela con il francescano San Bonaventura genuflesso davanti alla Vergine col Bimbo, dipinta da Sebastiano Galeotti verso il 1727.
Sull’altare la tela con il francescano San Bonaventura genuflesso davanti alla Vergine col Bimbo, dipinta da Sebastiano Galeotti verso il 1727.
Terza Cappella a destra.
Un tempo dedicata alla crocifissione, oggi ospita in forma permanente il Presepe in statue di terracotta modellate dallo scultore Roberto Barbato con ambientazione della decoratrice Elena Arlotti, dello scenografo Stefano Bergonzoni e dell’artigiano del legno Carlo Bega. La Natività è ambientata nel cortile dell’Annunziata con la figura di padre Lino inginocchiato davanti alla Sacra famiglia con il paiolo della minestra che ha appena servito ai poveri.
Un tempo dedicata alla crocifissione, oggi ospita in forma permanente il Presepe in statue di terracotta modellate dallo scultore Roberto Barbato con ambientazione della decoratrice Elena Arlotti, dello scenografo Stefano Bergonzoni e dell’artigiano del legno Carlo Bega. La Natività è ambientata nel cortile dell’Annunziata con la figura di padre Lino inginocchiato davanti alla Sacra famiglia con il paiolo della minestra che ha appena servito ai poveri.
Quarta Cappella a destra.
Sull’altare la Madonna della Consolazione, detta dei ciechi, di autore ignoto del XVII secolo. Nelle pareti laterali San Diego (statua in legno policromo del XVII sec.) e l’Immacolata (stucco sec. XIX di scuola bolognese).
Sull’altare la Madonna della Consolazione, detta dei ciechi, di autore ignoto del XVII secolo. Nelle pareti laterali San Diego (statua in legno policromo del XVII sec.) e l’Immacolata (stucco sec. XIX di scuola bolognese).
Quinta Cappella a destra.
Già dedicata a San Diego, accoglie oggi sull’altare la statua del Sacro Cuore. Nelle pareti statue a stucco di San Rabano Abate e San Fazio Vescovo.
Già dedicata a San Diego, accoglie oggi sull’altare la statua del Sacro Cuore. Nelle pareti statue a stucco di San Rabano Abate e San Fazio Vescovo.
Sul pilastro a fianco dell’altare gli affreschi con Sant’Ambrogio e l’evangelista San Matteo attribuiti a Giulio Orlandini.
Santuario.
Sopra la grande arcata spicca un aggraziato stucco di Luca e Giovan Battista Reti con l’Annunciazione. Il pavimento di rari marmi intarsiati è stato ideato da Antonio Brianti e realizzato da Giocondo Albertolli. Il Brianti progettò anche l’altare in marmo policromo con ai fianchi teste d’angeli e ornamenti floreali in bronzo (eseguito sempre dall’Albertolli), la facciata dell’organo e le porte d’ingresso alla sagrestia. Le due cantorie, decorate con i simboli dell’Ordine Francescano e con l’immagine dell’Annunziata e dei Santi sono del 1771. Fino al 1932 sulla cantoria di sinistra si trovava un organo “Serassi” successivamente trasferito al centro del coro e, dopo il restauro storico del 1989, ricollocato nuovamente secondo la disposizione originale.
Sopra la grande arcata spicca un aggraziato stucco di Luca e Giovan Battista Reti con l’Annunciazione. Il pavimento di rari marmi intarsiati è stato ideato da Antonio Brianti e realizzato da Giocondo Albertolli. Il Brianti progettò anche l’altare in marmo policromo con ai fianchi teste d’angeli e ornamenti floreali in bronzo (eseguito sempre dall’Albertolli), la facciata dell’organo e le porte d’ingresso alla sagrestia. Le due cantorie, decorate con i simboli dell’Ordine Francescano e con l’immagine dell’Annunziata e dei Santi sono del 1771. Fino al 1932 sulla cantoria di sinistra si trovava un organo “Serassi” successivamente trasferito al centro del coro e, dopo il restauro storico del 1989, ricollocato nuovamente secondo la disposizione originale.
Nel coro, affrescato da Gerolamo Gelati “serbansi ancora adattati li seggi di noce (31 superiori e 20 inferiori) ch’erano nel Coro della distrutta chiesa dei Francescani, ed in alcuni d’essi si scorge inserito lo Stemma Gentilizio di Rolando Pallavicino” e da questi commissionati verso il 1470. In fondo all’abside si leva la grande tavola della Vergine in trono col Bambino e ai lati i santi Bernardo da Clairveaux, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Francesco d’Assisi di Francesco Zaganelli da Cotignola (1518) una delle più solide e armoniche opere di questo artista.
Nei due piedistalli in legno ai lati della predella vi sono i ritratti di Rolando Pallavicino con la figlia e della moglie Domitilla Gambara benefattori dei Francescani.
Sul grande pilastro a sinistra dell’altare gli affreschi di San Gregorio Magno e dell’evangelista San Giovanni, attribuiti a Giulio Orlandini.
Sulla base del pilastro a sinistra dell’altare e del passaggio alla Sagrestia, è murata la pietra nera che la tradizione vuole fosse stata usata da San Francesco d’Assisi, piccolo di statura, per parlare ai fedeli in occasione della sua visita a Parma nel 1220.
Testimonianza della visita di San Francesco è data anche dal ritratto ad affresco presente in una lunetta del battistero di Parma.
Testimonianza della visita di San Francesco è data anche dal ritratto ad affresco presente in una lunetta del battistero di Parma.
Quinta Cappella a sinistra (in ordine decrescente rispetto all’ingresso).
Sull’altare la statua in cartapesta e stucco di San Francesco dei Collina – Graziani. Alle pareti le statue in stucco di San Ludovico d’Angiò e San Benvenuto Vescovo.
Sull’altare la statua in cartapesta e stucco di San Francesco dei Collina – Graziani. Alle pareti le statue in stucco di San Ludovico d’Angiò e San Benvenuto Vescovo.
Quarta Cappella a sinistra.
Nella volta sono raffigurate storie della vita di San Pietro d’Alcantara, affrescate da Ilario Spolverini, cui si deve anche la pala d’altare con lo stesso Santo. Le due statue sulle pareti laterali sono attribuite a Leonardo e Domenico Reti.
Nella volta sono raffigurate storie della vita di San Pietro d’Alcantara, affrescate da Ilario Spolverini, cui si deve anche la pala d’altare con lo stesso Santo. Le due statue sulle pareti laterali sono attribuite a Leonardo e Domenico Reti.
Terza Cappella a sinistra.
E’ stata disegnata dal Brianti. Sull’altare la statua dell’Immacolata in cartapesta e stucco dei Ballanti – Graziani realizzata nel 1888 per volontà del Padre Luigi Canali. Nelle nicchie delle pareti laterali le statue del Profeta Elia (firmata) e di San Giovanni Evangelista di Gaetano Callani (1764).
E’ stata disegnata dal Brianti. Sull’altare la statua dell’Immacolata in cartapesta e stucco dei Ballanti – Graziani realizzata nel 1888 per volontà del Padre Luigi Canali. Nelle nicchie delle pareti laterali le statue del Profeta Elia (firmata) e di San Giovanni Evangelista di Gaetano Callani (1764).
Seconda Cappella a sinistra. Sull’altare la pala del Beato Giovanni Buralli che sta celebrando la Messa servito da un angelo vestito da Frate del Padre Atanasio Favini da Coriano (1749-1843).
Prima Cappella a sinistra. Statua in cartapesta e stucco di Sant’Antonio da Padova dei Ballanti – Graziani. Sulle pareti statue in stucco del Beato Egidio d’Assisi e Bernardino da Feltre (Luca Reti – 1600). Balaustra e cancello sono del XVII secolo.
Sul pilastro vicino all’ingresso Sant’Agostino e l’evangelista San Marco, due affreschi attribuiti a Giulio Orlandini.